Roma3
31/05/2019
Tema seminario : Autore
Giovedì 31 maggio si è svolta la riunione del gruppo di ricerca del costituendo centro interuniversitario ITIBER, premiata dalla partecipazione di ben 28 studiosi. In vista del prossimo incontro, che si terrà o il 21 o il 28 settembre(non dunque, come precedentemente ipotizzato, tra la fine di giugno e l’inizio di luglio), saremo chiamati a leggere:
Se qualcuno dei partecipanti vorrà proporre altri testi utili alla discussione, potrà, ad ogni modo, farlo liberamente nel corso del prossimo incontro.
La data della riunione di settembre sarà definita attraverso il già collaudato sistema del sondaggiodoodle (si veda la mail con la quale il presente documento è stato inviato).
Dopo un giro di presentazioni, Valentina Nider ha invitato a un maggior coinvolgimento di giovani studiosi(dottorandi e assegnisti di ricerca).
Salomé Vuelta Garcíaha introdotto la discussione sul volume di Chartier: il testo ha vocazione eminentemente divulgativa, ma ha il pregio di tentare confronti fra luoghi (in particolar modo Spagna e Inghilterra) ed epoche diverse, in ciò recando un apporto metodologico notevole. Il volume affronta in modo interessante la questione del plagio e della traduzione, e consente di riflettere sulla fluidità del concetto d’autore in epoca moderna.
Fausta Antonucciè intervenuta ribadendo l’utilità del volume di Chartier per gli studi di iberistica, e chiedendo agli italianisti quali spunti avesse loro offerto la lettura del libro. Le ha risposto Davide Conrieri, che della raccolta di saggi ha apprezzato il tentativo di contemperare varie prospettive metodologiche, anche se con sottigliezza a volte eccessiva. Conrieri ha gradito il modo in cui Chartier affronta la questione di traduzioni e plagi, e si è detto particolarmente sorpreso da alcune delle differenze tra Spagna e Italia, come, ad esempio, nel caso delle licenze di stampa (molto brevi in Italia, laddove le spagnole giungono a offrire vere e proprie recensioni dell’opera). Un punto rilevante toccato da Charier, che potrebbe essere preso in considerazione da ITIBER è quello dell’autore anonimo; per l’Italia la questione sarebbe da studiare assieme a quella della pseudonimia. Gli autori italiani dimostrano spesso una tensione tra la volontà di nascondersi e quella di palesarsi (Conrieri ha, a questo proposito, ricordato il caso esemplare del Calloandro Fedeledi Giovanni Ambrosio Marini).
Franco Vazzolersi è detto affascinato dell’empirismo antidogmatico del libro di Chartier, e ha inoltre ricordato l’importanza di un tema come quello dell’anonimato nel caso delle stampe teatrali italiane.
Valeria Toccoha constatato la distanza di quanto descritto da Chartier per Spagna e Inghilterra rispetto alle modalità della stampa in Portogallo, dove non solo i testi teatrali ma anche quelli di prosa e poesia erano solitamente pubblicati postumi e in forma anonima (quando non falsamente attribuiti ad altri autori). L’intervento sulle stampe di mani che non fossero dell’autore è più che assodato per il contesto portoghese. Tocco si è poi soffermata sulla questione della nazionalità degli stampatori, inizialmente mai portoghesi (bensì spagnoli, francesi o tedeschi).
Clizia Carminatiha osservato che alcuni fenomeni da Chartier ascritti al XVIII secolo sono in realtà facilmente retrodatabili (come ad esempio l’emersione della figura dell’autore e la fine della dimensione collettiva delle produzioni testuali). Beatrice Garzelliha invece rilevato alcune eccessive generalizzazioni operate da Chartier parlando del ‘feticismo della mano dell’autore’ e della convivenza tra manoscritti e stampe.
Salomé Vuelta Garcíaha proposto la questione della scrittura collettiva a più mani, recando l’esempio della stesura di testi teatrali in seno alle accademie italiane. Diego Siminiha invece parlato delle modalità di falsa attribuzione di stampe teatrali ad autori di grande richiamo commerciale (portando l’esempio delle stampe attribuite a Cicognini). Daria Perroccoha ricordato il caso esemplare dalla cura con cui Bembo ha lavorato per i suoi manoscritti in vista di stampe postume, dimostrando un interesse per la tutela dell’autorialità anche dopo la morte.
Giovanni Ciappelliè tornato a ribardire il grande interesse metodologico dell’approccio di Chartier, e della centralità nella sua opera della storia materiale del testo. Roberta Ferroha invece posto l’attenzione sulla distinzione (centrale nel primo capitolo del volume) tra storia come raccolta di fonti e storia come narrazione.
In chiusura, Valentina Niderha proposto una riflessione sul fatto che, secondo Chartier, i traduttori ottenessero un compenso per il proprio operato e gli autori no. Federica Cappelliha parlato a questo proposito della ricezione francese dei Sueñosdi Quevedo, e dell’attribuzione della traduzione a Scarron. Chartier dice che il Buscónfu recepito come un’opera burlesca, il traduttore insolitamente lascia molto in spagnolo per dare una connotazione esotica al testo.
Fausta Antonuccie Franco Vazzolerhanno discusso la possibilità di studiare esemplari postillati di testi teatrali. Salomé Vuelta García, Simona Morandoe Davide Conrierihanno dialogato sulla ricezione e traduzione delle opere spagnole in Francia. Beatrice Garzelliha ricordato la vicinanza ai temi discussi del volume The Translator as Author: Perspectives on Literary Translation. Proceedings of the International Conference, Universita per Stranieri of Siena, 28-29 May 2009, eds. Claudia Buffagni, Beatrice Garzelli, Serenella Zanotti, Berlin, Lit, 2011.
Durante la sessione pomeridiana si è tornati a cercare di individuare alcune possibili direttive di ricerca. Davide Conrieriha innanzitutto proposto di riflettere sull’autocommento depistante o attribuito dall’autore ad altri personaggi (Tassoni, de’ Dottori, Cortese/Zito, Manganelli, Gadda). Franco Vazzolerha ricordato che un simile sdoppiamento dell’autore avviene anche nel dialogo epistolare e nell’autobiografia. Sono poi state evocate come congruenti con questa linea di ricerca le modalità di messa in scena dell’autore nella tradizione dialogica; la pseudonimia tipica delle polemiche letterarie o di autori quali Angelico Aprosio; l’accademia come autore collettivo.
Oltre a queste possibili linee investigative, si è poi discussa quella dello studio della ‘costruzione’ dell’autore da parte di terzi (soprattuto editori e stampatori), sulla scia di quanto descritto da Chartier.
La parte finale dell’incontro è stata dedicata alla scelta dei volumi da leggere per la prossima riunione.